Conviviale con Nidaa Badwan

07 marzo 2019   20:15   Marchesi Novafeltria
Conviviale con signore
Relatori Nidaa Badwan
  • Nidaa Badwan è nota per la sua protesta artistica e pacifica riguardante la condizione del suo popolo e per le mostre internazionali a lei dedicate dove è stata presentata l’opera 100 Days of Solitude ("100 Giorni di Solitudine"), composta di autoritratti fotografici che dal 13 novembre 2013 la ritraggono per 20 MESI nella sua stanza durante l’esilio autoimposto come protesta per le minacce e violenze ricevute da Hamas[1] e per denunciare la condizione, soprattutto femminile, di quei territori.
  • La sua storia, riportata in un’intervista al New York Times[2], l’ha fatta conoscere a livello internazionale, citata da numerosi altri quotidiani (in Italia da Avvenire [3]Corriere della Sera [4] , L’Espresso [30]  ed altri). Anche alcune testate televisive hanno proposto la sua storia, come ZDF [5]France24[6] SKY Arte [29].
  • Dopo gli anni della Palestina si è trasferita nella Repubblica di San Marino, dove ha svolto anche il lavoro di docente universitaria presso l’Università del Design della Repubblica di San Marino [7].
  • Ora l’artista vive in Italia.
  • Le sue mostre hanno girato e stanno girando il mondo: dopo Gerusalemme, in Italia a Montecatini Terme, RavennaForte dei MarmiMonte Grimano Terme, poi San Marino (San Marino), Kolding (Danimarca), Berlino (Germania), New York e Miami Beach (U.S.A.),  Dubai (E.A.U.) per il "The 2016 Sovereign Middle East & North Africa Art Prize Finalists"[8] , Couthures su Garonne(Francia) per un Festival del Giornalismo francese, recentemente Valencia (Spagna), Messina (Italia) e di nuovo Berlino (Germania).
  • Nel novembre 2016 è stata tra gli ospiti dell’evento "Ricordi di Guerra – Ricordando Maria Grazia Cutuli", ospite del Corriere della Sera [24], intervistata da Davide Frattini.
  • Nel marzo 2017 è stata relatrice al convegno dell’UNESCO "Cultural heritage and identity: an arab youth perspective", svoltosi a Cartagine (Tunisia) [25].
  • Nell’aprile 2017 il Comune di Monte Grimano Terme (Pesaro-Urbino), cittadina che vanta l’inserimento tra i "Borghi più belli d’Italia", ha concesso uno spazio nel proprio centro storico. Questi sarà la "nuova stanza" di Nidaa, uno studio-atelier per lavorare a nuovi progetti e per proporre attività artistiche. Lo spazio è stato inaugurato nel maggio 2017, alla presenza di varie autorità, tra le quali il Sindaco Luca Gorgolini, l’ex Ministro Istruzione e Cultura della Repubblica di San Marino Giuseppe Maria Morganti ed il Console di Palestina in Italia Nidal Thawabi [32].
  • Nel dicembre 2017 esce il calendario "2018 FOR PEACE", edito da AIEP Editore, dove l’artista raccoglie 12 dei suoi autoscatti dei "100 Giorni di Solitudine" per veicolare un messaggio di pace. Nello specifico, usando la sua storia come esempio, che l’arte e la bellezza sono più forti di qualsiasi violenza [38].
  • Nel gennaio 2018 rende pubblica la prima foto del nuovo progetto "What Angel Are You?".


  • Nidaa Badwan è nota per la sua protesta artistica e pacifica riguardante la condizione del suo popolo e per le mostre internazionali a lei dedicate dove è stata presentata l’opera 100 Days of Solitude ("100 Giorni di Solitudine"), composta di autoritratti fotografici che dal 13 novembre 2013 la ritraggono per 20 MESI nella sua stanza durante l’esilio autoimposto come protesta per le minacce e violenze ricevute da Hamas e per denunciare la condizione disumana, soprattutto femminile, di quei territori.
  • La sua storia, riportata in un’intervista al New York Times, l’ha fatta conoscere a livello internazionale, citata da numerosi altri quotidiani (in Italia da Avvenire , Corriere della Sera , L’Espresso  ed altri). 
  • Dopo gli anni della Palestina si è trasferita nella Repubblica di San Marino, dove ha svolto anche il lavoro di docente universitaria presso l’Università del Design della Repubblica di San Marino [7].
  • Ora l’artista vive in Italia.
  • Le sue mostre hanno girato e stanno girando il mondo: dopo Gerusalemme, in Italia a Montecatini Terme, RavennaForte dei MarmiMonte Grimano Terme, poi San Marino (San Marino), Kolding (Danimarca), Berlino (Germania), New York e Miami Beach (U.S.A.),  Dubai (E.A.U.) per il "The 2016 Sovereign Middle East & North Africa Art Prize Finalists"[8] , Couthures su Garonne(Francia) per un Festival del Giornalismo francese, recentemente Valencia (Spagna), Messina (Italia) e di nuovo Berlino (Germania).
  • Nel novembre 2016 è stata tra gli ospiti dell’evento "Ricordi di Guerra – Ricordando Maria Grazia Cutuli", ospite del Corriere della Sera [24], intervistata da Davide Frattini.
  • Nel marzo 2017 è stata relatrice al convegno dell’UNESCO "Cultural heritage and identity: an arab youth perspective", svoltosi a Cartagine (Tunisia) [25].
  • Nell’aprile 2017 il Comune di Monte Grimano Terme (Pesaro-Urbino), cittadina che vanta l’inserimento tra i "Borghi più belli d’Italia", ha concesso uno spazio nel proprio centro storico. Questi sarà la "nuova stanza" di Nidaa, uno studio-atelier per lavorare a nuovi progetti e per proporre attività artistiche. Lo spazio è stato inaugurato nel maggio 2017, alla presenza di varie autorità, tra le quali il Sindaco Luca Gorgolini, l’ex Ministro Istruzione e Cultura della Repubblica di San Marino Giuseppe Maria Morganti ed il Console di Palestina in Italia Nidal Thawabi [32].
  • Nel dicembre 2017 esce il calendario "2018 FOR PEACE", edito da AIEP Editore, dove l’artista raccoglie 12 dei suoi autoscatti dei "100 Giorni di Solitudine" per veicolare un messaggio di pace. Nello specifico, usando la sua storia come esempio, che l’arte e la bellezza sono più forti di qualsiasi violenza [38].
  • Nel gennaio 2018 rende pubblica la prima foto del nuovo progetto "What Angel Are You?".

BIOGRAFIA 

2. I "100 Giorni di Solitudine"

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"100 Giorni di Solitudine" è una serie di autoritratti che l’artista ha scattato con la propria macchina fotografica dentro una piccola e colorata stanza da letto, dove la giovane si è rinchiusa volontariamente per oltre 20 mesi, a partire dal novembre del 2013, in seguito all’aggressione subita da parte di alcuni miliziani di Hamas che l’avevano fermata per strada, durante l’organizzazione di un evento artistico, contestandole il mancato uso del velo. Dopo avere subito violenze ed essere stata imprigionata per 8 giorni, i militari le imposero di firmare un documento con alcune condizioni inaccettabili, se avesse voluto di nuovo uscire. Tra le varie, l’uso del vestito islamico integrale e l’obbligo di uscire sempre accompagnata dal padre o dal fratello, e mai da sola. Rientrata a casa, si rinchiuse in un auto-esilio volontario dalla propria comunità, per rimanere nell’unico spazio dove poteva essere libera, se stessa, donna e artista. Un esilio vissuto allo scopo di denunciare la condizione di isolamento e di mancanza di libertà che caratterizzano la vita quotidiana della popolazione, in particolare di quella femminile, all’interno di un territorio fortemente militarizzato, dove l’esercizio dei propri diritti individuali diventa una sfida che si rinnova ogni giorno.

Per venti mesi, la sua piccola stanza, una parete dipinta di acquamarina e un’altra ricoperta da un patchwork di cartoni per uova colorati, è diventata il luogo in cui è vissuta e ha lavorato, offrendo lo sfondo a 25 autoritratti .

La stanza dell’isolamento, della prigionia autoimposta, è piccola nove metri quadrati, una sola finestra, una lampadina appesa ai fili elettrici. Le pareti sono colorate: blu-verde oceano, quella di fronte coperta con un arcobaleno di cartoni per le uova.

In queste opere l’artista indossa un costume, risistema l’inquadratura e scatta: autoritratti dove il volto quasi non si riconosce, composizioni che ricordano le nature morte di Jean-Baptiste-Siméon Chardin, i chiaroscuri di Caravaggio, le scene teatralizzate di Jacques-Louis David, secondo alcuni critici d’arte.
(Una curiosità: Nidaa ha conosciuto Caravaggio solamente una volta arrivata in Italia, proprio perché tutti paragonavano le sue foto ai dipinti del celebre pittore lombardo).

Sono le uniche scene che vuole vedere. Non ha lasciato la stanza neppure durante i cinquanta giorni di guerra tra Israele e Hamas nell’estate 2014. La famiglia è scappata da questo villaggio nella parte centrale della Striscia e si è rifugiata verso la città di Gaza. Lei è rimasta sotto i bombardamenti.

In quelle settimane realizza un’opera mentre si rovescia in testa un secchio pieno d’acqua e vernice rossa, un macabro «ice bucket challenge» per raccontare il sangue attorno a sé. Quest’opera però non verrà inserita nei "100 Giorni di Solitudine".

"Questo spazio – dice mentre accarezza la macchina fotografica – mi ha dato la libertà che fuori non potevo trovare. Libertà dal grigiore e dalla bruttezza di Gaza, dall’assedio israeliano, dalle imposizioni degli uomini di Hamas".

La prima foto che ha scattato la ritrae mentre sbuccia delle cipolle, e piange. "Nei primi mesi di autoreclusione ho pensato di suicidarmi. La mamma ha cominciato a lasciare davanti alla porta, oltre al cibo, piccoli compiti: i pomodori da tagliare, un’insalata da preparare", racconta Nidaa. All’osservatore interpretare se le lacrime scendono per l’effetto dell’ortaggio, o se per l’inizio dell’isolamento. Un’altra opera, che lei definisce la più importante e significativa di tutta la serie,  è quella dove imbraccia un oud e impone con il dito di piantwp25-galloarla ad un gallo combattivo (vedi immagine). In una sua intervista afferma: "Il gallo rappresenta l’uomo, nella simbologia araba. Una energia maschile che vuole mettermi a tacere. In mano ho un Oud, strumento mediorientale.
Con il mio gesto invito questo "gallo" a tacere, a lasciarmi libera di esprimermi e di esprimere la mia arte".

Alla fine di gennaio 2015 avrebbe dovuto partecipare all’inaugurazione della sua mostra "Cento giorni di solitudine", portata a Gerusalemme Est e in Cisgiordania dal Centro Culturale Francese. Gli israeliani non le hanno concesso il permesso di lasciare la Striscia, gli organizzatori hanno cercato allora di allestire un collegamento via Skype dalla sede a Gaza.

Nidaa, nata ad Abu Dhabi dove erano emigrati i genitori, tornati a Deir al-Balah nel 1996, ha accettato: "ma è saltata l’elettricità, niente evento. Lo stesso problema a casa. Così uso la luce naturale: è più affidabile e non posso interrompere la relazione tra il sole e la mia stanza". [9]


MULTI-ROTARY - Distretto 2072